Qualche tempo fa, scherzando con la figlia di cinque anni di un amico, le chiesi di poter indossare la sua bella mantellina da pioggia rosa con le principesse Disney, ottenendo come risposta un deciso rifiuto, perché il rosa “è da femmine”
Se è chiaro che a cinque anni possano essere utili certe semplificazioni, è altrettanto chiaro, a mio parere, che nell’affrontare diversi temi di grande rilevanza per le persone, e in particolare per chi come noi si occupa del benessere di queste persone, le semplificazioni o, io ancora, le forzature, possano essere estremamente controproducenti.
Uno dei concetti chiave della PsicoNeuroEndocrinoImmunologia (PNEI) – il paradigma alla luce del quale cerchiamo, in questo appuntamento, di analizzare le profonde correlazioni tra bellezza e benessere – è la profonda differenza tra il genotipo e il fenotipo: differenza frutto, in primis, delle interazioni con l’ambiente, dello stile di vita e delle esperienze di vita della persona. Laddove il genotipo, rappresenta l’insieme del patrimonio genetico di un individuo e il fenotipo le sue caratteristiche somatiche, in pratica come si forma e sviluppa, a tutti i livelli, il suo sistema mente-corpo.
È quindi evidente che se il genotipo è totalmente indipendente dalla nostra volontà, perché ereditario, il fenotipo, e quindi le nostre caratteristiche morfologiche, è in gran parte sottoposto al nostro controllo, perché dipende dallo stile di vita, dall’alimentazione, dall’allenamento, dall’ambiente e da molte altre scelte che, più o meno autonomamente, anche in funzione del contesto familiare, sociale e culturale, possiamo compiere e che plasmano il nostro sistema mente-corpo, persino tramite meccanismi epigenetici, in modo da propagarne gli effetti nel tempo e nelle generazioni successive.
Oggi, giustamente, si sottolinea come l’identità di genere – ovvero il sentirsi “appartenere” ad uno specifico genere biologico, il maschile o femminile tipicamente, diciamo statisticamente, più rappresentativi – sia in realtà un aspetto potenzialmente molto più complesso della vita di un individuo. Per questo motivo si parla, più correttamente, di identità non binaria, intendendo quindi la possibilità che una persona viva la propria corporeità diversamente da questa dicotomia uomo/donna, e indipendentemente dal proprio genotipo. In alcuni casi poi, seppur rari, è persino la genetica a complicare le cose perché esprime in maniera confusa o incompleta le caratteristiche biologiche, come ad esempio i fattori di differenziazione sessuale, primari e/o secondari, di un individuo. È invece molto più frequente che una persona desideri per sé una o più caratteristiche corporee che, almeno da un punto di vista di semplici formalismi culturali, non siano tipicamente rappresentative di questo o quel genere, essendo intermedie o opposte tra l’una o l’altra categoria: aspetto questo che, peraltro, è ben diverso dall’orientamento sessuale, che può avere molteplici inclinazioni e che prescindono dall’identità di genere.
La natura culturale dei formalismi che portano a una identificazione rigidamente binaria o, in vari gradi, più o meno fluida, spiega perché sempre di più, soprattutto tra le nuove generazioni, come Millenials e Generazione Z (nell’insieme i nati tra gli anni 80 e il primo decennio del duemila), sia un’astrazione poco sentita, lasciando spazio, almeno in teoria, a una maggiore possibilità di scelta. Poiché, di fatto, questa componente è in primis culturale, è quindi evidente che vi siano moltissime sollecitazioni ambientali e sociali, consuetudini, formalismi, obblighi e condizionamenti che lasciano più meno libere le persone di esprimere la propria identità di genere oppure le costringono ad indossare una “maschera”, che si rivela poi essere estremamente pesante e dalle conseguenze anche terribili per il benessere psicofisico.
Compito dell’estetista è supportare le persone nella ricerca della loro corporeità, aiutandole a perseguire al meglio i loro obiettivi di bellezza e di benessere, indipendentemente dal fatto che questi siano più o meno allineati con il proprio punto di vista, con questa o quella consuetudine.
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