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Vere innovazioni tra natura e tecnologia: da fitocosmesi a fitoceutica

Negli ultimi 50 anni la cosmesi ha subito profondi cambiamenti: si è passati da una pratica empirica ad una vera scienza multidisciplinare. Ce ne parla su Mabella il cosmetologo Umberto Borellini.

Umberto Borellini

In Europa si è andata affermando la scuola naturalistica che ha sempre più privilegiato l’utilizzo di derivati vegetali e ha portato alla nascita della fitocosmesi prima e della nuova “fitoceutica”. Il passaggio da fitocosmesi a fitoceutica è stato frutto della progressiva evoluzione tecnologica dei derivati botanici che, da estratti fluidi di composizione non chiaramente definita, ha portato alla realizzazione di estratti secchi titolati (con composizione nota di attivi), di frazioni isolate o addirittura a singoli attivi isolati e purificati. La fitoceutica punta sull’utilizzo di molecole chimicamente definite o al più di frazioni omogenee, (Curcumina, Berberina, Esperidina) o all’impiego di fitosomi, ovvero complessi liposomiali particolari, in grado di cedere più facilmente sostanze vegetali poiché resi lipofili da un complesso fosfolipidico in grado di renderli più biodisponibili.

Senza poi considerare il valore dei derivati vegetali, in grado di influenzare l’umore e legati a una ricerca di benessere e di allontanamento dallo stress, come nel caso dell’aromaterapia in cui l’inalazione di oli essenziali profumati, porta a benefici effetti sul sistema nervoso. Non dimentichiamo che prendersi cura della propria bellezza utilizzando oli e creme profumate ha un effetto positivo anche, di riflesso, sulla mente: l’effetto è legato sia alla reale percezione di acquistare un aspetto più sano, più bello, sia alla sensazione del prendersi cura di sé, staccando la spina per qualche minuto dallo stress quotidiano, ma anche alla presenza di quelle sostanze odorose che, agendo direttamente sul sistema nervoso, regalano sensazioni di piacere e relax. Lavanda e Melissa, rappresentano oggi le più studiate risposte aromaterapiche allo stress, che, come sappiamo, provoca danni sia alla cute che alla psiche. Ogni pianta, per poterne sfruttare al meglio le proprietà, deve subire dei trattamenti che la riconducano alla forma più adatta per l’uso che se ne vuole fare. Il punto di partenza è costituito dalla pianta intera, raccolta al momento opportuno (detto “tempo balsamico”, ossia il periodo dell’anno in cui nella pianta è presente la massima concentrazione di principi attivi e in cui si ha una composizione qualitativa ottimale). Anche la zona di raccolta è importante e deve essere nota.

La pianta può essere utilizzata fresca (appena raccolta) oppure essiccata, per un certo tempo e in determinate condizioni. Le droghe durante la procedura di essiccamento perdono inevitabilmente una parte dei loro principi attivi. Questo processo è però vantaggioso sotto altri aspetti. Innanzitutto, è possibile standardizzare il peso di partenza del vegetale, fatto molto importante ai fini della valutazione preliminare del contenuto di principio attivo: il contenuto di acqua nel vegetale fresco, infatti, è molto variabile e impossibile da quantificare a priori; inoltre l’assenza di acqua nella pianta essiccata abbassa il rischio di uno sviluppo batterico e permette l’uso di solventi estrattivi a più basso contenuto d’alcool. Oggi le miscele più utilizzate per la preparazione di estratti da droghe essiccate sono costituite da acqua e alcool etilico in rapporto di 80:20. La parte di pianta che possiede proprietà terapeutiche viene chiamata droga. All’interno della complessa composizione di una droga rientrano molte sostanze, ciascuna avente la sua specifica attività medicamentosa. Quella che viene chiamata “principio attivo” è di solito la molecola più abbondante ed è quella che ha un’azione più marcata sull’organismo. Le molecole cosiddette “secondarie”, però, rivestono grande importanza, poiché aiutano il principio attivo ad agire meglio, talvolta minimizzandone gli effetti collaterali. Esiste un effetto sinergico tra tutte le componenti medicamentose di una pianta che costituiscono, nel loro insieme, il cosiddetto  fitocomplesso. Le proprietà del fitocomplesso sono diverse rispetto ai singoli componenti dello stesso, oltre che di maggiore entità; perciò, esso è il vero responsabile dell’azione di una droga. Natura e sintesi chimica mettono a disposizione del cosmetologo migliaia di ingredienti, quelli più attivi rappresentano le sostanze funzionali che per svolgere al meglio la loro attività dovranno essere accompagnati dagli eccipienti migliori, che anche in questo caso derivano dal mondo vegetale. Volete paragonare una miscela di oli essenziali di Lavanda e Arancio dolce dispersi in olio di Mandorle, a una fragranza artificiale in base paraffinica?