– DI LUCA PASQUERO
La sterilizzazione in un centro estetico, essenziale per i clienti e fondamentale per gli operatori, è indispensabile per limitare il rischio biologico.
Il metodo più conosciuto è la sterilizzazione a vapore in autoclave, ma alcuni centri utilizzano i meno noti – e meno efficaci – metodi “a calore secco” o con “palline di quarzo”. La sterilizzazione a calore secco viene effettuata in apposite “stufe” ad alta temperatura. Per questo, non è idonea a purificare molti dei moderni strumenti che, a causa delle elevate temperature raggiunte, possono irrimediabilmente rovinarsi.
Stesso problema si ha con i macchinari a palline di quarzo, che raggiungono temperature anche ben oltre i 200°C (alcune arrivano anche a 250°C). Le alte temperature non sono però i soli problemi per queste due tipologie di sterilizzazione in quanto, sia per gli apparecchi a calore secco che in quelli con palline di quarzo non è possibile controllare la procedura di sterilizzazione e nemmeno procedere all’imbustamento degli strumenti per mantenerne la sterilità.
Anche per tale motivo è sempre più diffuso l’utilizzo di autoclavi che consentono la sterilizzazione a vapore, una tecnica in grado di eliminare i microrganismi grazie all’azione del vapore saturo che ne denatura proteine e biomolecole. Questi dispositivi certificati sfruttano l’azione del vapore per sterilizzare qualsiasi tipo di strumento senza alcun inconveniente per lo stesso, toccando temperature massime fra i 120 e i 134 gradi (tempo di sterilizzazione da 4 a 12 minuti). Le autoclavi a vapore di ultima generazione, prodotte secondo i dettami tecnici della norma EN 13060 sono dotate di sofisticati sistemi di controllo che garantiscono il buon esito della sterilizzazione e segnalano tempestivamente eventuali malfunzionamenti o irregolarità nei parametri di sterilizzazione. Queste tecnologie consentono inoltre l’imbustamento degli strumenti e quindi il loro mantenimento sterile nel tempo (la sicurezza di una perfetta sterilizzazione dura fino a 30 giorni).
La normativa EN 13060 suddivide le autoclavi in tre classi (B, S, N) ciascuna con una diversa destinazione d’uso. Si raccomanda, prima di acquistare un’autoclave, di verificare per quali strumenti è indicata e le sue eventuali limitazioni, in modo da far ricadere l’acquisto sul prodotto più efficace per il tipo di attività svolta nel centro.
Per il centro estetico assicurare la massima igiene è un requisito fondamentale dell’attività, oltre che una misura di prevenzione e protezione obbligatoria ai sensi del D. Lgs. 81/08 e s.m.i. diligenza professionale previsto dal CC e da gran parte dei regolamenti comunali.
Prima dell’inserimento in autoclave gli strumenti utilizzati vanno sottoposti ad una procedura preliminare che prevede cinque fasi:
- Disinfezione: per abbattere la carica batterica, gli strumenti usati devono essere immersi, subito dopo l’uso, in una soluzione di disinfettante preparata secondo le concentrazioni indicate dal produttore.
- Detersione: gli strumenti vanno puliti strofinandoli manualmente con una spazzola a manico lungo.
- Controllo visivo: per asportare eventuale materiale organico residuo.
- Risciacquo e asciugatura.
- Imbustamento: in confezioni termosaldabili sulle quali è opportuno apporre, con etichetta autoadesiva i dati riguardanti la data di sterilizzazione, il nome di chi ha eseguito la procedura e il numero progressivo del ciclo di sterilizzazione.
Gli strumenti possono quindi essere posti in autoclave, sugli appositi vassoi portaoggetti, e avviare il ciclo di sterilizzazione (rispettando i valori di pressione, tempo e temperatura indicati dal produttore). È opportuno verificare il corretto funzionamento dell’autoclave ad ogni ciclo. A questo riguardo i produttori stabiliscono degli indicatori e specificano all’interno del manuale d’uso i test da effettuare. I risultati dei test devono essere segnati su un “registro di sterilizzazione” cartaceo che va conservato per cinque anni.
La manutenzione periodica dell’autoclave (generalmente annuale) viene effettuata di solito presso un centro autorizzato che ne valida l’efficienza anche ai fini della garanzia dell’apparecchio. Quella ordinaria invece spetta all’operatore e si limita alla pulizia superficiale della camera, dei filtri e del circuito idraulico oltre che della guarnizione, importantissima, che deve essere pulita dopo ogni ciclo di sterilizzazione.