Vi presentiamo gli articoli che hanno concorso al Premio Mabella all’interno della cerimonia di premiazione dei KP Awards. In questo elaborato, Roberta Mangia ci racconta cosa vuol dire essere una donna in carriera nella società di oggi, fra obiettivi, responsabilità professionali e inevitabili sacrifici.
Ha una energia carismatica, tanto coraggio, tanti obiettivi, tanti sogni, umiltà, e crede in sè stessa: ecco la definizione di “donna in carriera”. Il suo ruolo nella società ha ormai un’importanza ben consolidata. Ma donna in carriera si nasce, o è la vita che porta a diventarlo?
Rita Levi Montalcini affermò “Le donne hanno sempre dovuto lottare doppiamente. Hanno sempre dovuto portare due pesi, quello privato e quello sociale. Le donne sono la colonna vertebrale delle società”. Non si potevano trovare parole migliori per provare a capire quanto sia difficile per una donna farsi strada in una società piena di pregiudizi, maschilismo, e di stereotipi che la destinano solo a prendersi cura dei figli, della casa, e del marito. La donna è molto di più, la donna è una risorsa indispensabile per il mondo del lavoro. Quindi per rispondere alla domanda precedente, donna in carriera si diventa. È tutta una questione di obiettivi di vita, di scelte e sacrifici che la donna fa sin da bambina.
Ma non è detto che tutto ciò che le passa per la testa sia un “obiettivo”. Come pensare “Vorrei tanto fare un viaggio alla Maldive”… no, qua si parla di obiettivi seri, concreti, obiettivi che diventeranno il cuore pulsante della vita, della sua vita. Alcuni obiettivi le sembreranno irraggiungibili, e sarà proprio per quelli che dovrà lottare. L’idea che la felicità sia qualcosa che si trova (come se fosse là fuori da qualche parte) è sbagliata. È molto più appropriato parlare di costruzione della felicità. La felicità e la realizzazione degli obiettivi dipendono solo da lei. Voglio raccontarti la storia di una donna, ma non di una donna qualsiasi, di una donna in carriera.
Da bambina quella donna diceva “io da grande voglio andare in Sud Africa ed essere la dottoressa di tutti i bimbi”. Il suo altruismo, la sua bontà e il suo prendersi cura di tutti, le facevano avere questo pensiero- obiettivo costante, fino a quando quella bambina non è diventata una ragazza. Le circostanze della vita, nuovi bisogni e necessità, portarono quella ragazza ad iniziare a lavorare in fabbrica mentre ancora frequentava il liceo, per aiutare economicamente la famiglia. Questo la portò a nutrire un senso di responsabilità, che una ragazzina non dovrebbe avere a quella età. Nella testa c’era sempre l’ obiettivo di quando era una bambina, ma diventava via via sempre più irraggiungibile. Così la strada più vicina a quell’obiettivo, non era abbandonarlo, ma trasformarlo. Quando ti rendi conto che determinati pensieri diventano sempre più sfuggenti, la cosa migliore è iniziare a percorrere una strada alternativa per non perderli del tutto. Con quello guadagnato in fabbrica decise di iscriversi all’accademia dell’estetista , e diventare una “dottoressa” che tramite le mani poteva curare, migliorare il corpo umano di ognuno, e non più solo dei bambini . Capì che il suo obiettivo era quello di aiutare le persone a ritrovare la loro bellezza e concedersi benessere, a ricordarsi di volersi bene.
Quella donna ebbe come punto di riferimento una persona che la stimolava e le dava tutto l’appoggio necessario per realizzare il suo secondo obiettivo: aprire un centro estetico ed esserne titolare. Prima di ciò, ebbe la possibilità di lavorare come dipendente in centri estetici, ma non le bastava, anzi le è servito a capire le esigenze di un dipendente e rafforzare ancora di più la sua idea, la sua libertà nell’esprimersi e affacciarsi a diversi mondi dell’estetica. Quindi ha definito la sua idea di centro estetico.
Un centro estetico deve essere il punto di riferimento in cui la donna si specchia e ha la possibilità di guardarsi dentro e smussare quegli angoli che non le permettono di volersi bene. Grazie all’aiuto dell’estetista, le dà l’occasione di affacciarsi alla società con la sua autenticità ritrovata. Il ruolo dell’estetista è anche rendere consapevoli le donne della propria bellezza e di darle meritato valore.
Non voleva che il suo centro fosse un centro estetico tradizionale, perché lei vedeva il benessere sotto tanti punti di vista. La donna non ha bisogno solo di depilarsi o avere le mani perfette che durano il tempo che durano.
Quando si pensa alla donna, si deve pensare ad un albero che ha il diritto di essere sempre in fiore, e per esserlo ha bisogno di cure continue. La donna è la parte più importante di quell’ albero, il tronco. Abbattiamo gli stereotipi: la donna è la colonna portante della famiglia e dei figli. Ma è anche la colonna portante del suo lavoro.