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“Non mi piaccio più” l’adolescenza e l’accettazione di sé

Di Lucia Mazzitielli

La parola adolescenza deriva dal latino “adolescere” che vuol dire “colui che si sta nutrendo”, l’etimologia della parola racchiude le caratteristiche di questa fase della vita, fatta da grandi cambiamenti che nutrono l’individuo e lo portano verso l’età adulta.

Allo stesso tempo l’adolescenza è l’età in cui, maggiormente confusi e nella necessità di costruirsi una identità, gli adolescenti volgono lo sguardo al mondo esterno e si nutrono di tutti quegli stimoli che la società propone. Il passaggio dall’infanzia all’adolescenza è sancito dalla pubertà che spoglia il bambino dalle sembianze puerili e lo veste delle caratteristiche biologiche dell’adulto. Adolescenza e pubertà sono due eventi diversi.

L’adolescenza si riferisce ai cambiamenti sul piano psicologico, relazionale e sociale. La pubertà riguarda i cambiamenti biologici. Implica accrescimento del corpo, maturazione dei caratteri sessuali attraverso i quali il corpo si prepara a divenire generativo. Notevoli sono i cambiamenti che avvengono nelle strutture cerebrali che permettono al giovane di acquisire capacità mentali (emotive e cognitive) più complesse. Tuttavia, se da un lato, il corpo è dotato di nuove capacità, il cervello non è ancora del tutto maturo per permettergli di canalizzare l’energia in modo funzionale. L’adolescente ha una scarsa capacità di filtrare i propri comportamenti e di gestire le proprie emozioni, vive nel bisogno di gratificazione in preda ad emozioni intense.

Con l’irrompere della pubertà, l’adolescente si trova a fare i conti con un corpo che non riconosce più e con notevoli preoccupazioni per questa metamorfosi. Il nuovo corpo deve essere mentalizzato, ovvero compreso e accettato nel suo nuovo significato affettivo, relazionale e generativo. La mentalizzazione è un processo complesso, perché richiede la costruzione di un’immagine mentale del proprio corpo che tuttavia dipende dalla percezione che il giovane ha del corpo stesso. La percezione di sé raramente è realistica, il giovane è molto critico nei confronti di sé stesso, è ipersensibile al giudizio altrui ed è facilmente influenzabile dai modelli di perfezione corporea proposti socialmente e approvati dagli stessi coetanei. I coetanei assumono un’importanza enorme, sono la nuova famiglia ai quali si chiede approvazione, con i quali ci si confronta di più.

 

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In questo mondo dell’esibire, il rapporto che l’adolescente ha con il proprio corpo rischia di farsi più contorto. I giovani oggi utilizzino i social come manifesto di sé ed ogni like illusoriamente sazia la fame di riconoscimento. Vivere nel digitale implica che l’adolescente è costantemente esposto al confronto con gli altri e questo può avere degli effetti negativi sul modo in cui il giovane vede sé stesso in relazione a molti altri, favorendo preoccupazioni per il proprio corpo, disagio, non accettazione di sé. In questa fase di grandi cambiamenti, è normale che l’adolescente sia preoccupato per il proprio aspetto fisico e questo si risolve con il tempo. La preoccupazione per il nuovo corpo, goffo, imperfetto e ingombrante talvolta diviene eccessiva fino a divenire l’attività mentale preponderante, che può assumere le dimensioni di un vero e proprio disagio psicologico.

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Assistiamo a ragazzi che vivono con rifiuto il cambiamento del corpo che non lo riconoscono lo trovano disarmonico o addirittura ripugnante. Quando il malessere prende il sopravvento fino a divenire dismorfofobia (preoccupazione esagerata per un corpo percepito come disarmonico e pieno di difetti). Possono manifestarsi i sintomi di ansia sociale, per la quale l’adolescente ha il timore delle situazioni di socializzazione perché si sente inadeguato. In altri casi attacca il corpo sottoponendolo a rigida privazione alimentare e all’esercizio fisico estenuante.

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