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La filiera produttiva sostenibile del cosmetico

I settori della bellezza sono sottoposti a una pressione crescente da parte dei affinché dimostrino coscienziosità nelle loro catene di approvvigionamento. Le aziende lungimiranti stanno rispondendo rendendo la sostenibilità dei cosmetici parte integrante della loro mission.

Rita Rizzi

La sostenibilità fa bene al business: le aziende sostenibili si dimostrano quelle di maggior successo e resilienti, non solo in periodi di volatilità. Ciò è dimostrato dalle ricerche accademiche e dai rapporti di Wall Street, ma anche dalla performance finanziaria delle aziende. Di conseguenza, sempre più aziende stanno andando oltre il semplice rispetto dei requisiti specifici dei regolatori e del cliente: stanno combinando le loro strategie di business e di sostenibilità e pubblicano report integrati che uniscono entrambe le informazioni.

Ad esempio, le big del mondo beauty stanno dando priorità alla sostenibilità della catena di fornitura dei cosmetici. La missione di importanti brand è “offrire il meglio a tutti coloro con cui entriamo in contatto e sostenere l’ambiente in cui viviamo”, ma anche riportare in modo approfondito le statistiche ambientali ed etiche, tra cui i consumi di acqua, energia, gas serra, rifiuti e imballaggi in plastica, sull’approvvigionamento sostenibile e sugli investimenti nella comunità. Come trovare quindi il perfetto equilibrio tra le esigenze di sviluppo del business e la salvaguardia del pianeta? Questa domanda è da anni al centro del dibattito degli esperti di bellezza: l’intera filiera cosmetica ha dovuto mettere in discussione i propri processi di produzione e distribuzione per soddisfare la domanda dei consumatori di prodotti più sicuri per la pelle e a basso impatto ambientale. Se osserviamo a fondo la sostenibilità nella filiera dei cosmetici, ci accorgiamo che il settore deve affrontare una serie di sfide legate al tema, come le questioni ambientali e quelle relative ai diritti umani, la contraffazione e un panorama normativo in continua evoluzione, senza parlare dei cambiamenti nel comportamento dei consumatori e dell’utilizzo delle nuove tecnologie. La sostenibilità potrebbe sembrare un concetto relativamente nuovo, ma esiste da quando alcune industrie cercarono di migliorare gli ambienti di lavoro e di creare meno inquinamento. Negli anni ’60 furono introdotte nuove leggi e organi organizzativi per affrontare l’inquinamento negli Stati Uniti e in Europa. La Food and Drug Administration (FDA) statunitense “è tenuta, ai sensi del National Environmental Policy Act del 1969 (NEPA), a valutare tutte le principali azioni dell’agenzia per determinare se avranno un impatto significativo sull’ambiente umano”.

I consumatori vogliono essere sicuri che i loro cosmetici non siano collegati a problemi come la deforestazione, l’inquinamento e la crudeltà sugli animali o sui bambini.

La Commissione Europea afferma che “mira a garantire la coerenza tra la politica industriale, ambientale, climatica ed energetica per creare un ambiente imprenditoriale ottimale per la crescita sostenibile, la creazione di posti di lavoro e l’innovazione”. Nel 2015, l’Associazione delle nazioni del Sud-Est asiatico (ASEAN) ha adottato il progetto comunitario socioculturale ASEAN 2025, che “promuove e garantisce uno sviluppo sociale equilibrato e un ambiente sostenibile che soddisfi i bisogni dei popoli in ogni momento”. La sostenibilità della catena di fornitura dei cosmetici affronta l’impatto ambientale e umano dei prodotti, dall’approvvigionamento e produzione delle materie prime, fino alla produzione, all’imballaggio, alla distribuzione al cliente finale e alle attività postconsumo. Sono sempre più numerose le richieste che gli standard di sostenibilità della catena di fornitura dei cosmetici diventino obbligatori.