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Principi attivi tipologie ed efficacia

Dopo aver trattato la differenza tra integratore alimentare e nutraceutico, introduciamo e facciamo un po’ di luce sulle modalità di assunzione di tali “preparati”.

Molte volte ci siamo trovati nella necessità di assumere degli integratori, dovendo scegliere tra compresse, capsule, polvere o altre tipologie quali tintura madre, macerato glicerico, gemmoderivato o ancora, nella forma più casalinga, le cosiddette tisane o decotti. Che cosa contraddistingue queste diverse tipologie di preparati e quali sono, se esistono, le differenze a livello di efficacia dal punto di vista fisiologico?

Renato Colognato, Farmacologo e Naturopata - Beautycians SpA

Per quel che concerne le preparazioni formulate come compresse e/o capsule queste vengono preparate utilizzando l’estratto secco, (in etichetta, indicato generalmente come e.s.) che viene definito anche per la cosiddetta titolazione, ovvero la percentuale (normalmente) di principio attivo del fitoterapico utilizzato. Facciamo un esempio: consideriamo la Carica papaya come estratto secco che contiene il 14% in papaina, che risulta essere il principio attivo che esplica l’azione fisiologica. Sull’etichetta troverete quindi: Carica papaya e.s. 14% papaina. Da queste indicazioni possiamo quindi considerare che l’effetto “clinico” sarà indotto dal 14% del principio attivo. Risulta evidente che, in linea generale, maggiore è la percentuale di principio attivo presente per quel determinato fitoterapico (pianta) potenzialmente maggiore sarà la sua efficacia. Molte volte troverete anche l’indicazione della parte della pianta utilizzata: foglie, frutti, semi, corteccia, radice e altra parte – aerea o non – della pianta.

Quanto detto sopra vale per tutti i preparati cosiddetti “secchi” ma sappiamo bene che esistono anche le preparazioni “liquide”, che in linea generale possono essere suddivise in macerato glicerico o tintura madre. La differenza tra macerato glicerico e tintura madre risiede nel fatto che nel macerato glicerico viene utilizzata la parte embrionale delle piante fresche (gemme, boccioli, giovani getti), da cui il nome “gemmoderivati”, mentre nella tintura madre si usano parti già mature della pianta (foglie, fiori, radici, cortecce, ecc.).

La procedura di preparazione per i “liquidi” normalmente passa per la dissoluzione del principio attivo utilizzando la macerazione. Per la preparazione del macerato viene utilizzato un diverso tipo di solvente: per le tinture madri viene impiegata una miscela di alcool e acqua, mentre per i gemmoderivati viene utilizzata una miscela di alcool e glicerina e viene effettuata una successiva diluizione con una miscela di acqua, alcool e glicerina. Probabilmente siamo più abituati a sentir parlare di tintura madre rispetto a gemmoderivato, per cui è utile una piccola precisazione sulla preparazione. Le gemme fresche, appena raccolte, vengono messe in una soluzione composta da parti uguali di acqua, alcol e glicerina. Il preparato viene lasciato in macerazione per almeno 40 giorni, poi viene pressato, filtrato e infine diluito in un rapporto 1:10 con altra soluzione di acqua, alcool e glicerina. Infatti, per i gemmoderivati troverete sulla confezione la percentuale del principio attivo che normalmente varia tra il 7% ed il 10%. La tintura madre è così definita solo quando esiste un rapporto di 1:10 tra la quantità di droga fresca e la quantità di solvente. Si definisce “madre” perché, oltre ad essere essa stessa una preparazione, si può utilizzare – stando molto attenti alle dosi – anche come base per ottenere formulazioni “figlie”.

Infine…