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La forza delle mani: igiene e cura in tempi di pandemia

Di Giovanna Sartor, Affari Scientifici SICC – direttore scientifico JOLAB Milano

Se ci soffermiamo a pensare alle mani, ci è chiara la loro importanza. Sono il nostro biglietto da visita, uno strumento impareggiabile per svolgere numerose attività pratiche e utilizzare a volte per migliorare la comunicazione.

Le mani ci mettono in relazione con altre persone. Possiamo percepire il calore e l’intensità di una stretta di mano che ci permette di farci un’idea del tipo di persona con la quale abbiamo a che fare. Anche quando ci ammaliamo o non stanno bene i nostri cari, il primo gesto è quello di mettere la mano sulla zona dolorante e subito la sensazione di disagio diminuisce.
Durante l’attuale emergenza pandemica le mani sono sotto i riflettori. Ci ricordano continuamente che possono essere veicolo di trasmissione di molte malattie infettive e di come un gesto semplice, ma essenziale come lavarsi le mani permette di prevenire un possibile contagio.

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Una corretta detersione rimuove le impurità, l’eccesso di sebo e ha un’azione igienizzante, aiutando a rimuovere i batteri che proliferano sullo strato lipidico superficiale della pelle. L’igiene si ottiene attraverso un’azione meccanica, frizionando le mani. In presenza di acqua aggiungendo sapone o altri detergenti. In assenza di acqua si può ricorrere ai cosiddetti igienizzanti per le mani a base alcolica. Se l’igiene delle mani è cruciale per rimuove i microrganismi che possono essersi depositati sulla pelle attraverso micro-gocce presenti nell’aria o attraverso il contatto con oggetti o superfici contaminate non bisogna però sottovalutare il rischio che diventi un’operazione maniacale.

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L’uso smodato di gel ad alto grado alcolico associato ad una detersione intensa può alterare l’equilibrio cutaneo. Si rischia di danneggiare la funzione barriera, che svolge un ruolo fondamentale nella protezione dall’ambiente esterno. In pratica viene meno la prima linea di difesa, la capacità che ha l’organismo di proteggersi dall’aggressione di agenti esterni fisici, chimici e biologici. Questa funzione è esercitata dallo strato corneo con la sua tipica struttura “a muro cementato” nella quale i mattoni sono costituiti dai corneociti e dal loro rivestimento mentre il cemento è costituito da sostanze lipidiche, che per la loro natura chimica sono solubilizzate sia dall’alcool che dai tensioattivi. Grazie alla sua funzione di interfaccia protettiva tra l’interno del corpo umano e l’esterno, la pelle è densamente colonizzata da un ecosistema complesso e dinamico di microbi “amici per la pelle”, fondamentali per la fisiologia e l’immunità cutanea. Recenti studi hanno dimostrato come lo squilibrio e la distruzione delle popolazioni microbiche cutanee sono correlati con l’insorgenza ed il peggioramento di alcune malattie dermatologiche.

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