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Formazione dell’estetista. Chi fa cosa e perchè

di Perlita Vallasciani
La formazione dell’estetista, la qualificazione e l’abilitazione professionale. L’evoluzione del settore passa necessariamente attraverso la conoscenza.

In questi ultimi dieci anni, a seguito del Decreto Bersani del 2006, al fine di tutelare la fetta di mercato appartenente all’estetica professionale dalla selvaggia liberalizzazione delle licenze, si è ragionato e progettato moltissimo sulla possibilità di un necessario aggiornamento di legge settoriale.

Diverse sono state le proposte presentate ai governi che nel tempo si sono succeduti e nessuna delle tante, purtroppo, ha trovato un accordo comune tra le rappresentanze della categoria. Sta di fatto che nel parlare dei vari progetti di modifica della legge di settore, nelle innumerevoli esposizioni e presentazioni fatte durante importanti convegni di rilevanza Nazionale, si è sempre prospettato ciò che avrebbe dovuto o potuto essere il cambiamento, la modifica, quell’aggiornamento che avrebbe reso all’estetica professionale un equo e corretto allineamento con la sempre più veloce evoluzione del mercato, senza mai arrivare a una concreta soluzione.

Oggi guardandoci un po’ indietro e ascoltando con attenzione e preoccupazione quelle domande che ogni giorno raggiungono chi fa rappresentanza sindacale per il settore dalla categoria più giovane dell’estetica professionale, credo che probabilmente l’informazione divulgata su quella che avrebbe dovuto essere una più attuale regolamentazione, abbia generato invece molta confusione tra le estetiste al punto da aver perso completamente di vista la regolamentazione stessa e cioè la tanto discussa 1/90 Legge 4 Gennaio 1990.

I tempi sono cambiati, non parliamo più di un mercato professionale all’interno della nostra Nazione bensì di qualcosa che coinvolge la grande comunità europea. Ma la Comunità Europea non ha stabilito un’unica regolamentazione comunitaria in termini di formazione, qualificazione e abilitazione professionale, bensì solo norme alle quali siamo obbligati ad aderire, senza se e senza ma. Pertanto l’esistenza di una legge nazionale che invece regolamenta il settore, fa veramente la grande differenza in Italia.

La legge 1/90 contiene in essa già tutti i principi fondamentali che stabiliscono “il chi fa cosa”. Sancisce che tutti i trattamenti estetici eseguiti sulla superficie cutanea del viso e del corpo, allo scopo di mantenere, preservare o modificare l’aspetto estetico, debbano essere eseguiti da un’estetista regolarmente qualificata e abilitata. 

Stabilisce inoltre che non sono ammessi trattamenti e procedure a finalità terapeutica. Queste definizioni non lasciano troppo spazio alle varie e più fantasiose interpretazioni… ulteriori quesiti rimasti in sospeso hanno trovato conferme nel tanto atteso allegato DM 206 nel quale cade anche il dubbio di pratiche estetiche più recenti quale la dermopigmentazione o PMU con tanto di successiva circolare di chiarimento da parte del MISE che esplicitamente spiega che tale pratica è consentita esclusivamente all’estetista abilitata.

Tanta è la confusione che si è generata ed è per questo che ritengo grave che nella formazione di base non venga quasi mai inserita quella parte riguardante la legge di settore, lasciando così nell’oblio le giovani estetiste che si affacciano al mercato. Purtroppo, in questo modo, non si consegnano alle giovani “leve” le armi utili per difendersi dall’improvvisazione, dalle sempre più libere professioni border line, dalla cattiva informazione e dalle eventuali fuorvianti proposte di acquisto di apparecchiature e dotazione per il proprio salone di bellezza.

Il messaggio che vorrei lanciare soprattutto alle nuove generazioni di estetiste è questo: non lasciatevi incantare dalle cose facili. Se avete scelto di svolgere questa attività professionale fatela con amore e non solo verso le vostre clienti ma anche verso voi stesse. Alimentate l’appetito del conoscere e del sapere veramente! Imparate e approfondite la tecnica dei trattamenti, ampliate la conoscenza dei prodotti, studiate il modo per essere delle buone imprenditrici, ma non ignorate quella parte legislativa che ancora può tutelarvi. Non saremo mai veramente forti e determinate nel fare il grande salto nel futuro se prima non avremo conosciuto e compreso il passato e la motivazione che spinge al cambiamento, solo attraverso questa via credo si possa evolvere.

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