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Il futuro della dermopigmentazione in Italia

Dalle origini della professione alle ultime frontiere, un viaggio nel mondo della dermopigmentazione, per individuarne le evoluzioni.

In questi ultimi tempi ci interroghiamo circa il futuro del settore della dermopigmentazione e della figura del dermopigmentista. È certo il miglioramento dei prodotti e delle attrezzature utilizzate, grazie alle grandi aziende che investono in ricerca. I pigmenti sono sempre più biocompatibili e sicuri. Le tecniche di esecuzione sempre più affinate. Gli operatori tendono a specializzarsi e a rendere settoriale il proprio lavoro. Sicuramente andiamo verso una frammentazione, un allontanamento ulteriore dalla figura di base da cui il dermopigmentista parte e si specializza. L’origine della figura del dermopigmentista parte sicuramente da quella del tatuatore artistico, almeno a livello legislativo. Le prime linee guida che il nostro sistema giuridico emana sono quelle del settore tatuaggio e piercing. Risalgono infatti al 1998 le prime leggi di riferimento per il settore della decorazione corporea. Da qui proviene quella che oggi è una figura molto nota legata al trucco permanente. Altre figure sono quella del tricopigmentista, specializzato nel tatuare il cuoio capelluto e il tatuatore paramedicale, che applica la dermopigmentazione alla risoluzione delle problematiche estetiche che medicina e chirurgia non riescono a trattare efficacemente, quali cicatrici, smagliature e tatuaggi dell’areola.

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C’è da dire però che si tende ad associare, erroneamente (a mio avviso e non solo mio), la figura del dermopigmentista a quella dell’estetista. Concetto del tutto incongruente e inesatto! Sono due professioni che si somigliano, ma con una netta fondamentale differenza. L’estetista opera sullo strato più superficiale della nostra pelle e suoi annessi. Il dermopigmentista invece, così come il tatuatore, lavora nel derma. Il tatuatore artistico compie le medesime azioni di un operatore dermopigmentista che si dedica al disegno di un’arcata sopraccigliare, di un contorno labbra, di un contorno occhi o una tricopigmentazione, o ancora alla dermopigmentazione paramedicale. Il tatuatore interviene per motivazioni differenti, con attrezzature e prodotti diversi. È nell’aria senz’altro una presa di posizione da parte dello Stato che dovrà al più presto definire i contorni giuridici di questi tre campi. 

Nel futuro del dermopigmentista c’è sicuramente l’ambizione, nonché la possibilità, di uscire dal confine bidimensionale ed entrare nell’universo delle tre dimensioni

Dobbiamo evitare le sfaccettature che portano a dubbi su chi può e chi non può fare cosa, altrimenti nessuno di noi avrà certezze sul futuro del nostro lavoro e a pagarne le conseguenze saranno soprattutto i nostri clienti. Per noi la formazione riveste un ruolo fondamentale, ma vedo molti operatori scoraggiati per le incertezze. Dopo la legittimazione del settore delle dermopigmentazione, ne vedo uno sviluppo ulteriore. Si tratta di una figura ricca di competenze, eclettica, pignola, parsimoniosa. Siamo artisti a tutti gli effetti. Creativi al servizio dell’artigianato e dell’estetica artigianale. Nel futuro del dermopigmentista c’è sicuramente l’ambizione, nonché la possibilità, di uscire dal confine bidimensionale ed entrare nell’universo delle tre dimensioni. Questa figura per come si forma e per le caratteristiche che comunemente presenta, ha delle competenze che esulano dal semplice colorare una superficie bidimensionale. Andiamo verso la scultura anatomica, seppur artificiale ma pur sempre tridimensionale.

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